Archivio stampa e critica

archivio Alceo Poltronieri
biografia alceo poltronieri

Cataloghi

Catalogo Sartori d'arte moderna e contemporanea 2018

a cura di Arianna Sartori

catalogo sartori arte moderna e contemporanea 2018 catalogo sartori arte moderna e contemporanea 2018

MantovaInArte 2015

1° regesto artistico mantovano
Casa Museo Sartori Castel d'Ario (MN)
8 novembre-20 dicembre 2015

Casa Museo Sartori 2015 Casa Museo Sartori 2015

Arte a Mantova 1950-1999

a cura di Claudio Cerritelli, Arte a Mantova 1950-1999, PubliPaolini Mantova, 2000
pagg. 19, 246-247, 514-515

arte a mantovaArte a Mantova - 1950-1999

 

Arti NaÏves

Collezione delle opere del Museo Nazionale delle Arti NaÏves "Cesare Zavattini" 1967-1997
A cura di Marzio Dall'Acqua

Critica

Alceo Poltronieri: Un Libero Sognatore (Renzo Margonari)

Quasi tutti i naif sono in qualche modo fantastici e fabulisti. Forse loro malgrado. La forma espressiva che adottano e che li costringe a stravolgere l'ordine usuale delle cose, ad immergerle in quella atmosfera attonita e incantata che è uno dei pochi elementi a tutti comune, produce, per usare un termine fotografico, un “viraggio” delle loro immagini colorandole di sogno. Ben pochi sono coloro che sfuggono a questa condizione poetica cosicché molti naif italiani potrebbero tranquillamente figurare nelle antologie surrealiste, come del resto avviene per alcuni nomi di fama internazionale. Tra i maggiormente dotati in questo senso è certamente Alceo Poltronieri, un uomo dalla complessa storia esistenziale che pesa, sia come filosofia di vita che come macerazione dell'esperienza umana. Sconfitta, dolore e tradimento fanno parte di questa storia. Eppure Alceo Poltronieri è un libero sognatore, un vero ingenuo; un uomo che sa esprimere una profonda e struggente dolcezza e che crede nella amicizia, che ama le leggende e che si rifugia tra le mura del suo studio come un anacoreta ad inseguire le proprie fantasie legate, tramite le più contorte e rigogliose ramificazioni della psiche, ai fatti vissuti. I suoi dipinti lasciano infatti sottintendere un indecifrabile valore simbolico.

Poltronieri ha straordinarie capacità di colorista. L'adozione degli acrilici gli permette raffinatissime velature; le sue immagini sembrano ricoperte da un'impalpabile talco come fossero state abbandonate per anni alla secca polvere di un ripostiglio. E' un pittore capace anche dei più arditi accostamenti timbrici e si comporta rispetto al colore con una disinvoltura che molti possono invidiargli. La gioventù coi partigiani, le sue vicende d'imprenditore, una vita inquieta alla rincorsa degli ideali, hanno affinato la sensibilità di questo pittore così da farne veicolo di una totale ricezione di quanto avviene intorno a noi e che solitamente si ritiene privo d'importanza.

Poltronieri sa tradurre in immagini trasalimenti e sensazioni, dubbi e riflessioni metafisiche: anche per lui l'etichetta di naif è ben misera operazione critica, se si considera la vastità degli interessi investiti dalla sua opera. Come Ligabue, Metelli e altri naif Poltronieri ama la musica ma non si limita ad eseguirla. Egli custodisce un caso straordinario di naifismo musicale. Coloro che hanno udito i suoi concerti d'organo (fra questi vi è un celebre critico musicale) ne hanno tratto un'impressione indimenticabile.

La musica di Poltronieri offre le stesse sensazioni che si ricevono dai suoi dipinti. Egli è costretto a registrare quel che va improvvisando sulla tastiera poiché non conosce alcun metodo per trascrivere la propria musica. Ho ascoltato questi nastri ed ho avuto il privilegio, riservalo solo ai migliori amici a causa del pudore che l'artista ha per questa sua passione, di sentire dal vivo alcune esecuzioni. Poiché la musica può˜ trasmettere direttamente, ancor più di quanto non possa la pittura, il colore delle sensazioni e dei sentimenti, l'audizione mi ha rivelalo che nella poetica non c'è solo nostalgia e levità, incanto e sogno, ma anche disperazione e vaneggiamento, rabbia e risentimento, condanna e violenza. Ben di rado tra i pittori istintivi ci si trova di fronte ad una tale ricchezza espressiva. Questa musica, che non essendo legata ad alcuna forma e consuetudine, sembra sublimarle tutte in un potente grido dalle mille sfumature, è in fondo la filigrana delle figurazioni oniriche che Poltronieri dipinge. La sua è una pittura di alto livello espressivo sorretta da una natura di colorista delle più sicure. Le immagini hanno una consistenza formale massiccia, decisa, sobria. II pittore mantovano è diviso tra due mondi. L'uno di tipo moralistico in cui descrive lotte che si confondono col gioco, girotondi di figure; l'altro - più sentito - favolistico in cui appaiono re solitari dal volto di bimbo cresciuto in fretta, rivestiti di lunghi camicioni, mentre montano la guardia, seduti sul trono, alle mura del proprio regno, immersi in una struggente solitudine. Cavalieri concitati si affannano coi loro sauri attorno a mura turrite o, ancora, fidanzati e amichi si crogiolano al sole sull'erba, gli uni addosso agli altri, rivolti verso il “fuori” del quadro come in attesa dello scatto della foto ricordo; oppure strani trasvolatoli si librano, appesi a mantelli fatati, sopra le nubi dove si affacciano, brandendo enormi; fiori, divinità solari fanciulle a cavallo di astri o di enormi galline.

Non può sfuggire ad alcuno la delicatezza e la vena romantica della poesia che pervade le tele di Poltronieri. A ciò contribuisce una sospensione, un sentimento d'attesa, di malinconia d'ordine metafisico (in senso dechirichiano) che è naturalmente permeato del clima particolare che si respira a Mantova. I prati e le mura che Poltronieri descrive sono infatti quelli delle rive del Mincio e che circondano ancora tratti della città; le scampagnate domenicali e i suoi personaggi rievocati dal Medioevo (ma strettamente legati in forma simbolica e in traslato al presente) sono la raffigurazione di quel patrimonio di civiltà che ancora si legge sui muri e negli affreschi del capolavoro virgiliano. Le sue risse gioco sono la nostalgia dell'infanzia, dei violenti giochi collettivi della pubertà. Un artista come questo, con questa sincerità, con questa potenzialità poetica, con tale singolarissima “abilità” esecutiva, merita di essere considerato al di sopra di ogni etichetta.

A stento si può credere che la bella cultura pittorica emergente dai dipinti di Alceo Poltronieri sia innata e tragga origini da una naturale capacità di cogliere sottili finezze tonali e di disporre di un solido equilibrio formale. Eppure Poltronieri è uno di quei pittori che per comodità lessicale la critica oggi definisce naif. E' certo, comunque, che qualora si accetti questa definizione — e non vedo come si potrebbe altrimenti — il termine va usato nei suoi confronti senza la pretesa che esso includa alcuni dei principi tradizionalmente ad esso legati.

Poltronieri è diverso come pittore e diverso come caso umano. Egli (non è il solo fra i naif) ha una perfetta coscienza della propria opera, la rivelazione della quale, peraltro, è stata, sì, repentina ma ha goduto di un lunghissimo, meditativo periodo di preparazione sul piano ideologico. Insomma, per lui, come per pochissimi altri, la pittura naive è una scelta. Mi rendo conto che questa affermazione possa rendere un cattivo servigio a Poltronieri: molti pretendono che il pittore naif sia una specie di buon selvaggio incosciente, all'oscuro della stessa portata della propria personalità. Bisognerebbe, una volta per tutte, sfatare questo mito. Poltronieri non sa esprimersi pittoricamente in follie diverse da questa; la sua ingenuità è colta, raffinata, critica nei confronti di se medesima. Che ci si trovi di fronte ad un pittore ragguardevole secondo i canoni della tradizione, è evidentissimo; però è altrettanto indubitabile la sua appartenenza ai pittori ingenui della più bell'acqua. Non si tratta di un dualismo: quando la moda culturale, che ha fatto sbocciate i pittori spontanei come i bucaneve nei prati alpini a primavera, sarà trascorsa, solo coloro che possiedono le effettive qualità pittoriche potranno sfuggire al colpo di spugna dell'oblio. Poltronieri sarà tra quei pochi.

Le atmosfere festose e le minuzie lenticolari, i colori sgargianti e la microcosmogonia descrittiva che fanno la più caratteristica pittura naive, sono assenti dall'opera di Alceo Poltronieri. La sua figurazione ha modi della pittura quattrocentesca, popolare. Le gesta dei suoi eroi si svolgono nell'area del fiabesco ed e proprio qui che si muove la ricerca del pittore mantovano, ossia nella più vera delle varie esperienze espressive legate al mondo naif: quella della memoria, del racconto fiabesco. I ritratti di Poltronieri si direbbero eseguiti da un Bronzino senza accademia e le immagini più complesse da un Simone Martini rabbonito e contadino. Nella tematica di questo nostro pittore, tra i più autentici del dopoguerra, si nota soprattutto un che di nostalgico, una ricerca d'atmosfera rarefatte che hanno poco da spartire con i rappresentanti più “in linea” del naifismo. Poltronieri in questo settore dell'espressione artistica contemporanea apre una via così come hanno fatto Ligabue, Ghizzardi, Covili da una parte, l'Invrea, Maiolo, Prato dall'altra e Bolognesi, Bortolami in un'altra ancora. E' un nuovo grosso personaggio che si presenta alla ribalta. Lo hanno convalidato il parere dei maggiori specialisti del settore e sono lieto di non essere del tutto innocente in quest'operazione di valorizzazione di uno dei più singolari e interessanti casi della pittura istintiva.

Renzo Margonari (da “Naif”, Editrice La Nazionale, Parma 1973)

Alceo Poltronieri: un artista dentro e fuori dal tempo (Paola Cortese)

Il tempo, come lo spazio, è una categoria. Una categoria della storia, della filosofia, della scienza e, naturalmente, anche dell’arte. Guardando oggi le opere di Alceo Poltronieri (1924-1995), a vent’anni dalla sua scomparsa, qualsiasi tipo di analisi non può che cominciare da qui.

Leggere storicamente le sue opere è quel che ci impone lo scorrere del tempo, un processo che chiamiamo “storicizzazione”, in questo caso di un artista contemporaneo, ma che ormai necessita di essere inquadrato secondo le conclusioni che questo processo ci induce a trarre: considerare, eventualmente, queste opere come portatrici di valori ritenuti eterni e universali.
Oggi per noi parlano soltanto i suoi dipinti, e così sarà nei giorni a venire. Alceo, l’uomo, l’artista, non potrà più darci indicazioni rispetto alle sue scelte, alle sue sperimentazioni, al suo modo di vivere l’arte in maniera totalizzante dipingendo, scrivendo versi, componendo musica. Ora possiamo confrontarci solo con quel che resta: i suoi quadri.

Di fronte alla produzione di Poltronieri, costituita da dipinti quasi sempre non datati, ci troviamo così a dover affrontare altre due grandi categorie dell’arte: il classico e il primitivo.
Il primitivismo, di cui fu precursore il filosofo svizzero Jean-Jacques Rousseau, era un insieme di correnti culturali moderne che individuavano la “vera dimensione dell’essere umano e della società” nell’abbandono della modernità e nel ritorno ad uno stile di vita primitivo e innocente. Questo è senza dubbio un tema importante nell’opera di Poltronieri che ha interpretato in chiave personale e spontanea queste istanze.

Uno “stato di natura” pensato come lo “stato felice” dell’umanità, e l’eccessiva modernizzazione della cultura e dell’uomo come l’origine delle diseguaglianze, sono temi forti dell’artista. Così come il pensiero anarchico basato sul rifiuto generale della svolta dell’arte verso il mercato, e un ritorno generalizzato ad una vita semplice ed austera, che rifiutasse tutto il progresso considerato superfluo.
Le figure di Alceo Poltronieri si muovono in uno spazio fuori dal tempo, quasi sempre simbolico, ma, soprattutto, libero. Libero da tutto, anche nella semplificazione delle forme e nell’esaltazione dei valori plastici, comune anche ai pittori naif da cui lui per altri versi è peraltro molto distante.

Ma anche di “classico”, o di “classicismo”, è permeata l’opera di Poltronieri, che sembra attribuire un valore esemplare ai modelli di arte dell’antichità, nei quali identifica la tendenza ad una concezione universale e immutevole da lui poi trasfigurata in una dicotomia che al classicismo contrappone l’anticlassicismo, con una sorta di “brutto” artistico. Il “classico” è per Poltronieri una sorta di categoria in senso extratemporale, eletto a rappresentare una polarità dello spirito dell’arte occidentale identificato nella tendenza alle forme razionali, statiche e limpide.

In Poltronieri infine non vanno trascurati gli impulsi provenienti dalla pittura del suo tempo. Espressionista e astratto – gestuale, arrivò poi a porsi il problema del recupero della figurazione risolta, anche risentendo delle influenze della Pop Art americana, sviluppando un racconto fantastico e ironico dove in interni spersonalizzati si dispongono oggetti banali, assunti come simboli, anche sessuali, della modernità. Uno stile pittorico che si distingue nell’uso di una materia cromatica in stesure piatte, lisce e continue, dentro le nette recinzioni nere del disegno.

Alceo è dentro e fuori dal tempo. Alceo è dentro e fuori dallo spazio.

Paola Cortese (marzo 2015)

A Margine Di Una Pittura Senza Margini (Ercole Fava)

Non è facile stabilire quante della produzione di Alceo Poltronieri appartenga alla storia della pittura e non piuttosto alla patologia della pittura.

Pittura situazionale, sembrerebbero indicare i suoi assunti teorici, i suoi écrits, pittura di passaggio, dentro una teorizzata ignoranza delle stile e nel rifiuto di appartenere a, nella fuga continua da ogni gabbia ideologica e anagrafica.

La pittura diventa gestualità congenita di un organismo che gioca su un'oscillazione continua di stati mentali supposti anomali, ma in realtà ben codificati, ri-cercati, voluti.

Di tutta l'ambiguità che caratterizza quell'alone che rende in qualche modo "inafferrabile" Alceo Poltronieri e che ne fa un personaggio di volta in volta carismatico e contemporaneamente (perché non dirlo?) scomodo, l'artefice è proprio lui stesso, l'Alceo Poltronieri regista sapiente della propria "ignoranza programmata" e assunta a modello esistenziale oltre che pittorico.

In questo senso andrebbe proprio sottolineato quanto tutta la sua produzione pittorica (iniziata piuttosto avanti negli anni, quasi come una casuale scommessa col destino, un gesto di autoironia e di sberleffo nei confronti della cultura accademica) sia sempre ricca di esperienze e di tentativi tendenti non tanto a costruirsi uno stile personale, quanto piuttosto a mediare fra spinte diverse e influenze contrastanti allo scopo di far convivere in sè una sorta di "dissociazione organizzata" che permettesse a tutti gli stili, a tutta la storia dell'arte, alle varie tendenze, di convivere più o meno pacificamente in una nuova dimensione che li riscattasse dalla loro contingenza storica e li proiettasse in una situazione quasi onirica, nella quale i segni potessero agire esclusivamente come puri significanti, liberi da ogni pesa e incrostazione culturale precedente.

E' sintomatico che lo stesso Poltronieri definisca "molteplicità degli stili in seno a me stesso" questo suo disegno, e "alternativa folle" la sua irrinunciabile volontà a procedere in questa direzione, ben consapevole di uscire dai margini della logica, della storia, della pittura.

Questa etichetta di "folle" dietro la quale Poltronieri si barrica per lanciare bordate contro ogni convenzione linguistica, esorcizza tutti i possibili interventi del Critico miranti a storicizzare, incasellare, etichettare la sua opera. La follia - si sa - esclude l'estraneo sul piano della logica, non c'è discorso possibile, non c'è piano d'intesa per l'altro.

Non vale quindi più la pena - oggi soprattutto- di sottolineare gli aspetti irregolari di questo personaggio, poiché proprio la dimensione a-normale è diventata ormai la categoria di comode per risolvere facilmente ogni espressione deviante, anzi essa è ormai l'etichetta onnicomprensiva usata per inglobare ogni situazione comportamentale - artistica non storicizzata, non definita, non catalogata.

Poltronieri riesce a sovvertire proprio questa logica poiché gioca “in anticipo" su qualunque definizione, annullando lucidamente ogni teorizzazione critica esterna intorno al suo lavoro.

La sua produzione più recente, così insistentemente incentrata sulla fuoriuscita dai margini (dimensionali/simbolici/storici) del quadro risulta in questo senso emblematica di una USCITA da ogni discorso critico a-posteriori. Si tratta di una fuga da ogni possibile de-finizione (è una fuga bachiana a tutti gli effetti) supposta da altri, teorizzata da altri, funzionale ad altri.

Poltronieri ingloba tutto il dicibile intorno a se stesso sia come pittore ohe come soggetto.

Alceo Poltronieri non è un pittore: è un percorso di pittura, dentro la pittura, così come probabilmente lo intesero, in tempi non molto lontani, Van Gogh, Gauguin o il doganiere Rousseau. Si tratta di un percorso più mentale che stilistico, mirante a costruire il soggetto come polo di attrazioni diverse e simultanee. Soggette come incrocio di attraversamenti continui di idee, sensazioni, vissuti.

Alceo Poltronieri dipinge la sua pittura e la riscatta da ogni incombenza o bisogno di appartenenza. Ogni suo quadro ri-attualizza tutti i precedenti in quanto tasselli di un puzzle sempre debordante rispetto ad ogni tentativo di spiegazione, di sistematizzazione.

Ogni contributo critico su Poltronieri non può così che essere sempre e soltanto a margine della sua pittura, deve cioè rincorrere costantemente la logica logorroica di questa produzione che spiazza immancabilmente ogni approccio sistematico.

Poltronieri resta comunque fuori da ogni fenomenologia antropologico-psicoanalitica, nessuno può farne un caso se non dopo che egli stesso si è già - astutamente - definito come tale.

A questo punto non serve davvero a nulla sforzarsi di capire come mai Poltronieri sia potuto entrare (più o meno consapevolmente, ma sempre comunque per gioco, per ironia) nella categoria "naif" (come Maestro, addirittura...) e sia poi finito adesso dentro una dimensione pittorica che spacca ogni convenzione storica e linguistica di margine, di superficie, di colore.

In realtà Alceo Poltronieri è in fondo un po' tutte le etichette che gli sono state attribuite, pur senza tuttavia restare imprigionato nelle convenzioni da esse imposte. Dai primi collages alle ultime tele emerge proprio questa propensione al farsi attraversare da multiformi tendenze, stili, interessi e correnti senza cercare mai di fuggire dalla contraddizione, anzi lasciandosi andare dentro essa e teorizzandola come unico stato produttivo, creativo, "artistico" in senso stretto.

La pittura di Poltronieri è inscindibile dalla vicenda esistenziale (emozionale) e culturale dell'uomo Alceo, egli vive in perfetta simbiosi con le sue immagini, nel caos organizzato della sua grande casa-museo fuori dal tempo, un atelier che funziona come una seconda, grande cornice all'interno della quale pittura e pittore finiscono dunque con l'identificarsi, ma soprattutto, in ultima analisi, col confondersi.

Ercole Fava (Parma, Novembre 1986)

Poltronieri o della Limpidezza (Alberto Hannüss)

E' un piacere dover presentare un artista, un uomo soprattutto come Alceo Poltronieri, se pur nei limiti della carta e della penna.

Poiché è troppo limitato trovarsi di fronte alla creazione artistica, senza conoscerne in un minimo l'autore. E in particolare nel nostro caso, stupisce il cercare la figura emblematica e misteriosa che forse si è troppo soliti attribuire a quella dell'artista, e trovare invece un uomo che vive per l'umanità, intesa non come genere umano, ma come essenza e concettualità di se stessi. In una interpretazione pura, senza nodi, cristallina. L'umano esaltato nelle sue prime virtù, nei suoi ideali più primitivi, nella poesia di un passato che forse neppure è esistito a un livello di tale incontaminazione.

Certo è fuori tempo, in altra dimensione, con le delusioni che ne derivano, le sofferenze e gli ostacoli immancabili: quelli di un mondo che trascina sempre a uno scopo prefisso, inevitabile, non a un concetto primo, personale, aculturale dall'ideale unico e vero.

Non una meta a lunga scadenza, ma un modo di vivere immediato, istantaneo, con il presupposto dei suoi principi più limpidi. Che certo non può trovare riscontro in questi uomini, in questi mecca nismi sociali troppo smaliziati.

Non vorrei però che si pensasse a Poltronieri come a un semplice idealista, oppure come alla personificazione di una virtualità meditata, logica, per arrivare magari all'eroismo. In lui non c'è bisogno di logica, di motivazioni nei movimenti dell'animo: è sufficiente essere sempre all'unisono con la propria essenza di uomo, con la giusta e onesta interpretazione di sé, della propria funzione che Poltronieri ha sempre conosciuto e perseguito, per sua fortuna, ma soprattutto per sua intuizione e scelta. Tutti sanno quanto sia più semplice e comodo lasciarsi contaminare dall'educazione, dalla cultura, dalla politica nella non obiettività del partitismo sconsiderato. Effetti umani anch'essi, senza dunque volerne togliere la logica, senza volerli condannare. Ma riuscire a mantenere una linea con se stessi, nella sincerità obiettiva e massima di cui pos siamo, nella veridicità degli istinti che ci sono stati dati, per andare ripetutamente a cozzare contro le istituzioni, le irragionevolezze, i tradimenti, dunque le continue sofferenze, questo, io dico, non è da tutti. Non siamo uomini che perseguono la purezza, risalendo la corrente, quella disastrosa, invincibile, del progresso e degli errori umani. Alceo Poltronieri. e su di questo non ho dubbi, è uno dei pochi che ha la limpidezza per poterlo fare. E, ribadisco, non è né un eroe né un missionario. Non fa altro che mettere alla luce ciò che i più non vogliono scoprire: la coscienza di sé nella funzione di uomini, in questa terra, in quello che dovrebbe essere il nostro paradiso tranquillo.

Ma chi è Poltronieri? lo non credo certo di aver dato un'idea chiara di lui. Ho solo parlato un po' con me stesso di un personaggio che forse molti non vorrebbero rivedere. Perché la purezza agli uomini fa paura. Specchi immediati del suo animo, se pur nell'apparente anacronismo di quanto sto per dire, i suoi quadri ne sono il limpido soffio vitale, ne sono il respiro candido, universale.

ALBERTO HANNÜSS (novembre 1977)

Testo pubblicato nel flyer della mostra a Ostiglia (MN), Galleria D'Arte L'Incontro, 1978

Alceo Poltronieri: due percorsi (Lidia Beduschi)

 

Lidia Beduschi
Lidia Beduschi

I due spazi in cui sono esposte le opere recenti e meno recenti di Alceo Poltronieri, quello privato, "domestico" dello studio di via Albergo 1, e quello pubblico della Galleria Einaudi, lontani dall'essere semplicemente i luoghi distanti e diversi di una mostra sdoppiata, alludono al contrario proprio ai "loci conflittuali" della sua pittura.
Sono stati pensati e voluti dunque per far sì che il visitatore, nel percorso dall'uno all'altro, percepisca l'andirivieni tra presente e memoria, ordine e caos, parola. muta e parola parlata, volontà di comunicare in un qualche modo possibile e provvisorio, rompendo la cornice, ribaltando e ruotando le figure del paesaggio interiore, e poi ancora rifluire nel monologo o nel soliloquio tra lucidità e sogno.

Non si comprendono le soluzioni formali di questa pittura, gli espedienti a volte, le scelte iconografiche e cromatiche, se non si pone mente al fatto che essa vale in primo luogo come discorso, forse progetto, spezzato e discontinuo che l'artista dispone a sé stesso, e a quel sé stesso che è altro, insieme agli altri, circa l'essere uomo nella storia e oltre la storia. La risposta, l'approdo, non è mai definitivo, ed è per questo che i due momenti della mostra, che è una, possono essere percorsi nei due sensi, senza una direzione preordinata: prima lo studio, lo spazio privato, dove intorno alle tele sono riuniti gli oggetti della quotidianità che tornano deformati o fedeli nei segni e nelle figure; ma prima anche la Galleria, dove una lingua più scabra e disincantata tenta di mettere da parte le trappole e gli affanni insieme agli incanti, della memoria e del sentimento, e proclama un ordine fatto di opposizioni e di mise en abime: di inganni.
Prima là, prima qui; o viceversa. Quello che conta è che siano entrambi.

Il compito dello spettatore (ma preferirei chiamarlo testimone) è forse quello di proseguire il discorso tra sé e sé: dall'effetto, che procede dalla tela, vengono le letture, che le vanno incontro

Lidia Beduschi
in occasione della mostra presso la Galleria Einaudi e presso lo studio dell'artista, 1986

 

Riflessione intima sull'opera di Alceo Poltronieri (Alberto Hannüss)

Per Alceo Poltronieri, nato dal rude informe della disperazione, sembra finito bene e con naturalezza il tempo di aggrapparsi a due mani a questo inferno gratuito. Ha vomitato abbastanza intorno tutto se stesso e inizia con chiarezza a intendere che è un ottimo modo per arrivare alla morte senza più una goccia di sangue umano. Quasi riposando, senza più guardarsi intorno. Non ha più niente da vedere. Non vuole più vedere niente. Ha visto nascere i suoi embrio­ni colorati di paure in un luogo buio e senza rumore. Non aveva nient 'altro che quello. Chiudere gli occhi per rimboccarsi le maniche con una materia a  lui sconosciuta ma attraente. Per lui non c'erano altre strade. Si è salvato. Si salva ogni giorno di più perché i suoi quadri lo nutrono di risultati e se ne innamora.

Il tutto era cominciato fin da piccolo per la follia del bambino. E interrotto per lunghi anni, lasciato silente, a ingrandirsi come una larva, come una coscienza. Il caso e gli eventi disastrosi gli riproposero il silenzio e le visioni. Non sapeva ancora di possedere in sé, nel suo cranio, la via d 'uscita. E abbandonando il senno comune ha avuto la verità. Da quei tempi non si è più fermato. Non conveniva voltarsi indietro.  C 'erano sempre le nuvolette e le volte e i cieli e i pavimenti di mosaico . Instancabile li percorreva con le sue gambe di primitivo e, senza tanta calma, dissacrando la storia, arri­vava ad essere dolce e religioso. Senza chiesa. Si tratta di chiese e genti ben diverse, non per uomini e donne ma solo per angeli con le corna e per demoni con le mani di fata. È stato classificato naïf perché non era classificabile, per associazioni di inizi e di contesti. Tutto ha bisogno di un nome. Gli uomini  vogliono tanti nomi. Più ne hanno e più se ne ubriacano. L'ebbrezza dei nomi è infallibile, non perdona nessuno. Ma attraverso di essi è stato coronato il lavoro con l'incoronazione:  Alceo Poltronieri è entrato nella rosa dei Maestri Naïfs. I pittori sono a centinaia. Ma solo dodici di essi sono Maestri nell'onore e nel simbolo.

Poltronieri ora è stato eletto a questo trono d'arte, dalla commissione che regge il Museo nazionale italiano. Poco a poco ha scoperto tante cose. Uscivano dalle sue mani con sincera sorpresa. Poi ne ha preso lucida coscienza e ne ha proposto a se stesso un metodo costante di soluzioni infinite. La ricerca gli dà grande forza e gli fa capire che c'è sempre da scoprire una nuova dimensione. I colori diventano sempre più dominabili e sono buoni compagni per conoscere le immagini. Quella specie di uomo e di donna certo parlano senza schiudersi. Si possono trovare seduti, con le mani alzate. o mentre ballano senza essere sguaiati. Incorniciati sopra un palco o nella scena del mondo o al di fuori di esso, soli o in due, per mano nelle braccia l'uno dell'altro, hanno sempre lo stesso sguardo terribile di un cieco o di un'aquila che guarda oltre. Le mani implora­no o ricacciano. Oppure sono conserte a vedere indifferenti questo bello spettacolo da niente. Offrono un fiore o una spina.

Donne o fanciulle non più in grazie di stucco, in movimenti imposti, in significati subiti. Madonne a gambe spalancate o vergini crocifisse violentano la storia e si avvinghiano al nuovo sacrilegio, urlando la fine vittoriosa di un passato mediocre. Mentre le bandiere cessano di sventolare ridicole a dividere gli uomini, sono pagliacci in lutto.

Negli anni Poltronieri voleva farli uscire tutti dai suoi quadri. Si sarebbero visti meglio, avrebbero danzato intorno. L'intenzione ora è avvallata dall'effetto. Li pone sul bordo, proprio sul bordo inferiore della tela. Anche gli archi e i colonnati tutti insieme ai loro abitanti nascono da quella linea, la linea di terra. Come infilati a quell'unico filo dell'esistenza per i piedi. Un'invenzione nata così per il lungo cercare. Ha trovato forse il modo per cancellare tela e dimensioni,  per togliere ogni riferimento ortodosso. Cosi non c'è più il mondo reale neanche per loro. Non c'è più il loro sfondo, il loro orizzonte. Tutto parte e comincia da una linea che non esiste più. È  l'aria o la fantasia o un buco nero. Un vuoto ideale, un'impressione paradossale, uno spazio non più immaginabile.

Per agganciare il passato al nuovo futuro, questa specie di angioletti  furibondi diventano metallici o spuntano dal sole infuocato. L'oro e l'argento li trasformano in tanti simboli di ordine immaginabile e modificabile. I grigi si trasformano in acciaio, 1'oro in lava. Ma sempre loro, immortali e pluripotenti, protagonisti di morte e sentimento, di folgore o roccia immobile, si incarnano nelle statue dei loro aspetti profetici.

Mantova, 26 febbraio 1982

ALBERTO HANNUSS

La pittura fantastica (Claudio Cerritelli)

arte a mantova

 

(...) In questa ipotetica sfera del fantastico il caso di Alceo Poltronieri indica una posizione che, pur appartenendo alla linea spontanea ed ingenua del cosiddetto "naif", se ne stacca per il modo consapevole di far convivere diversi stili e molteplici citazioni. Non a caso Poltronieri è stato definito maestro d'avanguardia, quasi ad indicare una diversa intensità del suo lavoro rispetto al generico fluttuare di autori ingenui e per nulla interessante dal punto di vista immaginativo.
Non posso che concordare, del resto, sul fatto che questo tipo di ricerca, quando raggiunge esiti di spicco, non può essere relegato ad espressione di folklore o di dilettantismo ma deve essere restituita ad una linea del fantastico e affrontata nella sua interna specificità immaginativa. (...)

Claudio Cerritelli, "Argomenti per una conoscenza dell'arte mantovana dopo il 1950" , in "Arte a Mantova 1950-1999", pag.19, PubliPaolini, Mantova 2000

Alceo Poltronieri (Renata Casarin)

arte a mantova

 

(...) Sperimentata la tecnica del collage quando ancora si firmava “Mario Ross”, dopo le incursioni nell’astratto degli anni Sessanta, Poltronieri è stato poi rubricato come “naïf” per la scelta di una spontaneità del dipingere che lo porta a strutturare il quadro in maniera semplificata, apparentemente istintiva, e ad utilizzare moduli figurativi che diventano reiterata e riconoscibilissima cifra stilistica (angeli, nuvole, giovane donne ricciolute, animali di un bestiario favoloso).

Ma Poltronieri non ha nulla di ingenuo, è invece intellettuale lucido, come ebbe a sottolineare anche Renzo Margonari, correggendo l’equivoco sulla “naïvetè” dell’artista.
La collocazione fra i Maestri “naïfs”, che pur ha determinato l’ampia diffusione della sua pittura, va dunque ripensata a favore della valenza fantastica della deriva onirica in uno spazio mai fisico o storico, che le inquadrature - vuoi di cornice dipinta, vuoi di architettura classica - allontanano nell’indefinito e nell’ubiquo del sogno.

E sempre avverti - pur nella rutilanza del colore, quando non si tratti invece di una tavolozza più smorta e come prosciugata dalla distanza nell’altrove - un sentimento affiorante di angoscia.
Così che i voli, i ribaltamenti di prospettiva, il rovesciamento dei punti cardinali, gli accostamenti incongrui di oggetti, persone e animali (domestici quando siano riconoscibili,ma sempre straniati), i cieli e le nuvole, gli stessi “metafisici” interni di casa, le notazioni ironiche sembrano dire l’impossibilità di accettare il quotidiano normato, l’ordine del senso comune: negano la presunta felicità del vivere, affermano piuttosto la volontà sofferta di disorientarsi, di configurare spazi altri in cui sfidare il dato di realtà, di costruirsi una finzione la cui consapevolezza peraltro esclude soluzioni pacificanti: pittura come terapia, si potrebbe dire, momenti di respiro profondo.

La sicurezza del segno, la modernità dell’uso antinaturalistico del colore, le qualità pittoriche e di disegno di Alceo Poltronieri testimoniano la consapevolezza del suo dipingere.
Muore a Bagnolo San Vito (Mantova) nel 1995.

Numerosissime sono state le personali come le collettive dagli anni Settanta agli anni Novanta, fino alle mostre postume del 1998 al Museo Nazionale delle Arti Naïves di Luzzara, allo spazio espositivo Legno-linea e alla Galleria Arianna Sartori di Mantova”. (...)

Renata Casarin, "Profili critici degli artisti" , in "Arte a Mantova 1950-1999", pagg. 514-515, PubliPaolini, Mantova 2000

Rassegna stampa

Gli inediti di Poltronieri (Gazzetta di Mantova)

Gazzetta di Mantova, 14 gennaio 2023
Gazzetta di Mantova, 14 gennaio 2023

Vedi altre pubblicazioni alla pagina dedicata alla mostra cliccando qui

Alceo Poltronieri – Inediti (Exibart)

La Galleria Arianna Sartori di Mantova (via Cappello, 17) ricorda l’Artista mantovano Alceo Poltronieri (1924 - 1995) con la retrospettiva “Inediti”. La mostra, curata da Arianna Sartori, sarà inaugurata Sabato 14 gennaio alle ore 17.00. In Galleria saranno esposte oltre 30 opere che si potranno ammirare fino al 2 febbraio 2023 con orario: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 e 15.30-19.30, Domenica chiuso.

“Mi chiamo Alceo. Sono nato a Mantova il 22 settembre 1924 per colpa di mio padre di mia madre. Ho usato le mani per dire che non servono a niente, né per tenere lontana la nostra disperazione né per pregare. Le nuvole le ho fatte perché mi piacciono. Questo è il mio programma per l’anno 1982. Io mi trovavo nella tradizione della prospettiva classica e la cosa mi limitava. Io volevo uscire dal quadro ed entrare nel quadro liberamente, cosa questa che la prospettiva classica non mi permetteva di fare. E ho cercato, cercato fino a trovare un nuovo sistema. Adesso, fra la prospettiva classica e la mia nuova prospettiva la differenza è evidente: basterà confrontare un mio quadro tradizionale con quelli recenti. La legge e il principio che regolano la mia nuova prospettiva consiste nel fatto che ho preso come linea dell’orizzonte la base della cornice. Così degne figure possono entrare o uscire a piacere dal quadro. Oltre alla teoria della nuova linea dell’orizzonte, adesso mi diverto a usare oro e argento”.

Alceo Poltronieri Alceo Poltronieri Combattente partigiano in gioventù, pittore, grafico, musicista, scrittore, Poltronieri è un esempio di genialità multiforme. Alceo Poltronieri nasce a Bagnolo San Vito (MN) il 22 settembre 1924. Lavora come fornaio nel negozio del padre e, giovanissimo, partecipa attivamente alla Resistenza. Dopo la tragica morte delle sorelle, Maria e Bianca, nel 1950 si sposa e intraprende una lunga carriera nel mondo della piccola industria. Fin da quegli anni Alceo dipinge, compone poesie e musica, ma solo all’inizio degli anni Settanta si dedica esclusivamente a queste attività. Verso la fine degli anni Ottanta lascia la città e ritorna nella campagna dove è nato. Qui decide di morire il 16 agosto 1995.

Alceo Poltronieri – Inediti

Figurazione e astrazione in mostra alla Casa Museo Sartori (Cronaca di Mantova)

Gazzetta di Mantova, 6 maggio 2016

Dalla Figurazione All'Astrazione (TeleMantova)

TeleMantova, maggio 2016

Undici espressioni d'arte (Gazzetta di Mantova)

Gazzetta di Mantova, 5 maggio 2016

Collettiva Con Poltronieri A Castel D'Ario

clicca qui per aprire il servizio video di TeleMantova

TeteMantova, novembre 2015

Mostra Alla 1Stile (2016) Gazzetta di Mantova & Voce di Mantova


La Voce di Mantova, 4 dicembre 2016
.
Gazzetta di Mantova, 3 dicembre 2016

Il Mondo Di Alceo Raccontato Vent'anni Dopo

gazzetta di mantova, 19 marzo 2015

 

Alceo Poltronieri. 1995-2015. 20 anni dopo" è il titolo della mostra che sarà inaugurata sabato alle 17 alla galleria Arianna Sartori in via Nievo a Mantova. Il tempo, come lo spazio, è una categoria anche dell'arte. Guardando oggi le opere di Alceo Poltronieri (1924-1995), a vent'anni dalla sua scomparsa, qualsiasi tipo di analisi non può che cominciare da qui. Leggere storicamente le sue opere è quel che ci impone lo scorrere del tempo, considerare, eventualmente, queste opere come portatrici di valori ritenuti eterni e universali.

Oggi per noi parlano soltanto i suoi dipinti. Alceo, l'uomo, l' artista, non potrà più darci indicazioni rispetto alle sue scelte, alle sue sperimentazioni, al suo modo di vivere l'arte in maniera totalizzante dipingendo, scrivendo versi, componendo musica. Ora possiamo confrontarci solo con quel che resta: i suoi quadri. Di fronte alla produzione di Poltronieri, affrontiamo il classico e il primitivo. Uno "stato di natura" è un tema forte dell'artista. Le figure di Alceo Poltronieri si muovono in uno spazio fuori dal tempo, quasi sempre simbolico, ma, soprattutto, libero. Libero da tutto, anche nella semplificazione delle forme e nell'esaltazione dei valori plastici, comune anche ai pittori naif da cui lui per altri versi è peraltro molto distante. Ma anche di "classico", o di "classicismo", è permeata l'opera di Poltronieri, che sembra attribuire un valore esemplare ai modelli di arte dell'antichità, nei quali identifica la tendenza ad una concezione universale e immutevole da lui poi trasfigurata in una dicotomia che al classicismo contrappone l'anticlassicismo, con una sorta di "brutto" artistico. Il "classico" è per Poltronieri una sorta di categoria in senso extratemporale, eletto a rappresentare una polarità dello spirito dell'arte occidentale identificato nella tendenza alle forme razionali, statiche e limpide.

In Poltronieri infine non vanno trascurati gli impulsi provenienti dalla pittura del suo tempo. Espressionista e astratto - gestuale, arrivò poi a porsi il problema del recupero della figurazione risolta, anche risentendo delle influenze della Pop Art americana, sviluppando un racconto fantastico e ironico dove in interni spersonalizzati si dispongono oggetti banali, assunti come simboli, anche sessuali, della modernità. Uno stile pittorico che si distingue nell'uso di una materia cromatica in stesure piatte, lisce e continue, dentro le nette recinzioni nere del disegno. Alceo è dentro e fuori dal tempo. Alceo è dentro e fuori dallo spazio. Aperta feriali dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30. Info: 0376 324260.

Paola Cortese

 

A Vent'anni Dalla Sua Scomparsa La "Sartori" Ricorda Alceo Poltronieri

La Voce di Mantova, 20 marzo 2015

Alceo, Il Ricordo Resta Indelebile

La Nuova Cronaca di Mantova, 20 marzo 2015

Il ricordo non si spegne anche se non capita spesso di ritrovare il piacere di ammirare le sue opere. Alceo Poltronieri, il naif che non è un naif, ha vissuto in modo originale. Soprattutto il suo spirito libero, pur tormentato dal fervore della ricerca umana e non solo pittorica, ha lasciato quel segno che si identifica nell'arte spontanea. Figure e tracce, colori e fantasiosi voli in una architettura idealizzata nel sogno. Alceo, il mitico Alceo, nel modo di essere se stesso, vagabondo nel ristretto mondo pieno di insidie e speranze, merita sicuramente l'omaggio che i suoi familiari e Arianna Sartori gli dedicano. Nella galleria Sartori, in via Nievo 10 a Mantova, sabato 21 marzo 2015 alle 17.00 spetta a Paola Cortese tracciare il percorso di un protagonista che se ne andato, in fretta, vent'anni fa. Infatti Alceo si spegne, nel silenzio della propria intimità, il 17 agosto 1995, in un cascinale in riva al Po, a San Giacomo. Era nato il 22 settembre 1924 e sempre ha dato sfogo alla passione per la pittura, la grafica, non trascurando la musica e la scrittura. In questa particolare occasione emerge il Poltronieri pittore con la profonda spinta creativa e immaginativa. Renzo Margonari, critico d'arte, amico fraterno di al cielo, in una nota scrive:

…… Le sue immagini sono velate da una soffusa mestizia, malinconia metafisica, colla con tempo attiva delle cose su cui sembra essersi depositata la polvere dei secoli. La sua assicurazione a modi della pittura quattrocentesca popolare. Le gesta dei suoi eroi si svolgono nell'area del fiabesco, muovendo la ricerca del pittore mantovano nella più vera delle varie esperienze espressive legate al mondo Knife: quello della memoria e del racconto fiabesco. I ritratti di Poltronieri li diresti eseguiti da un Bronzino senza accademia, e le immagini più complesse operate da un Simone Martini rabbonito e contadino.

 

Pop-Poesie auf  Silbergründen

Ein Naiver aus Italien

articolo Die Welt
articolo Die Welt 21 luglio 1982

In eine heitere Welt zwischen zeit- losem Paradies und zeitbezogener Pop-Poesie führen die figurativen Bilder des etwa sechzigjährigen Italieners Alceo Poltronieri, die bis zum 15. August m der neuen Galerie Altana am Mittelweg 19, zum erstenmal in Hamburg ausgestellt werden. Immer wieder malt der in Mantua lebende Künstler, der auch auf dem Felde der Musik hervortrat, musikalisch beschwingte Konfigurationen nackter Jünglinge und barbusiger Bikinimädchen, die einander in tänzerischer Bewegung voll skurriler Ironie begegnen.

Ob eine Reihe sitzender Mädchen mit nackten Busen und puppenhaften Gesichtern, hinter denen ein riesiges buntbemaltes Pferd auftaucht, oder eine Frau in Strümpfen und Slip, die von einer Vogelschar umgeben ist, ob weibliche Bannerträger mit den Fahnen Italiens und Deutschlands oder eine Zweiergruppe, die auf einem seltsamen Pegasus reitet · - stets malt Poltronieri seine Figuren in Umrissen aus durchlaufenden Konturen, die nur leicht anschattiert sind und sich von den Silbergründen plakativ abheben.

Eine derartige Mischung zwischen den Elementen des Primitiven und Plakativen, des Realistischen und Stilisierten zählt zu den Merkmalen, in denen sich die Eigenart und der besondere Reiz der vitalen und lebensfreudigen Malerei von Poltronieri manifestieren . Zweifellos hat der Maler, der als einer der wichtigsten Naiven Italiens gilt, eine ganz eigene Bildwelt entwickelt, deren Zauber sich kein Betrachter entziehen kann.

HANNS THEODOR FLEMMING

articolo originale


I quadri figurativi del sessantenne italiano Alceo Poltronieri saranno esposti per la prima volta ad Amburgo fino al 15 agosto nella nuova galleria Altana in Mittelweg 19. Le opere conducono in un mondo sereno tra un paradiso senza tempo e poesia pop contemporanea. L'artista, che vive a Mantova e che si è distinto anche nel campo della musica, dipinge reiterate configurazioni armonicamente vivaci di ragazzi e ragazze ignudi che si incontrano in movimenti di danza, pieni di bizzarra ironia.

Che si tratti di una fila di ragazze sedute con seni nudi e facce da bambola, dietro le quali appare un enorme cavallo dipinto a colori vivaci, o di una donna in calze e mutandine circondata da uno stormo di uccelli, sia donne alfiere con le bandiere dell'Italia e della Germania o due figure in piedi su uno strano Pegaso al galoppo - Poltronieri dipinge sempre le sue figure dai contorni continui solo leggermente sfumati, che si stagliano vistosamente su uno sfondo argento.

Tale commistione tra gli elementi del primitivo e del sorprendente, del realistico e dello stilizzato è una delle caratteristiche in cui si manifestano la particolarità e il fascino della pittura vitale e gioiosa di Poltronieri. Non c'è dubbio che il pittore, considerato uno dei naives più importanti d'Italia, abbia sviluppato un proprio mondo pittorico, alla cui magia nessuno può sfuggire.

HANNS THEODOR FLEMMING

Il mondo di Alceo

Sguardi sognanti. Mani tese, nervose, delicate. Nuvole in crescendo. Colori. E’ questo il volto che Alceo Poltronieri scelse di mostrare al mondo: nei suoi quadri, tutto il suo universo onirico, tutto ciò che -forse- non voleva confessare. Nè confessarsi. Quadri dallo stile riconoscibile, che i critici non sono riusciti a incanalare in una sola corrente pittorica: è stato definito per comodità un naif, Alceo, ma il suo mondo è assai più raffinato, vasto e personale. Come la sua poesia, rimasta nascosta nei suoi cassetti confusi e ora fatta riemergere per mano dei suoi amici di sempre: quelli del Teatro Minimo di Mantova.

In testa Bruno Garilli, suo mentore e amico di una vita intera, custode di gran parte delle sue opere: per voce del suo gruppo, sabato 10, giovedì 15 e sabato 17 alle ore 21.15, e domenica 11 e domenica 18 ottobre alle 16.30, presso il teatrino di via Gradaro a Mantova si svelerà un’altra parte non meno straordinaria del genio artistico di Poltronieri: appunto,la poesia.

Svariati componimenti scritti a cavallo degli anni ’50 e ’60 eppure travolgenti per la loro modernità e la forza emozionale di un linguaggio assolutamente unico: la visione del dolore, della follia, della passione, del sesso in un crescendo di liriche scandite da più voci, e accompagnate dalla musica d’organo composta dallo stesso Alceo: un altro talento del pittore mantovano, assolutamente sorprendente se si pensa al fatto che Alceo non conosceva la musica e componeva a orecchio incidendo in estemporanea su nastro. Proprio per il teatro Minimo, in particolare per “Amico sciacallo” di Bordon, spettacolo portato in scena dal gruppo negli anni ’80, Poltronieri creò musiche intense e struggenti, che oggi si rivelano perfette per accompagnare i suoi scritti.

La serata vuole essere un omaggio all’artista, scomparso nel 1995, e alla poliedria del suo talento: un’ occasione per gli amanti di varie forme d’arte di poter conoscere un personaggio strordinario e il suo vasto, immenso mondo.

Emily Pigozzi, La confraternita dell'uva, 10 ottobre 209

Un Inedito Alceo

5 febbraio 2004 - Gazzetta di Mantova

“Alceo Poltronieri. Disegni e collages inediti” è la prima mostra che la neonata galleria Aregolad’arte, in via San Longino 1/b a Mantova, dedica a un artista mantovano del Novecento. L’esposizione, allestita a cura di Giovanni Pasetti, sarà inaugurata sabato pomeriggio alle 18.30 e resterà aperta fino al 22 febbraio, ogni giorno, ad esclusione del lunedì, dalle 16 alle 20.

Sono trenta, fra disegni e collages degli anni Sessanta del Novecento, i lavori di Alceo Poltronieri che si potranno vedere da sabato alla galleria Aregolad’arte. Arrivano al massimo fino al 1971 e sono per lo più opere inedite, appartenenti alla famiglia, che consentiranno di scoprire un lato oscuro dell’arte di Poltronieri. «Sono in effetti lavori poco noti del suo primo periodo artistico - spiega il curatore, Giovanni Pasetti -. Anche se in quegli anni era già un uomo maturo erano però le prime opere con cui si affacciava, in maniera decisa, al mondo dell’arte».

I disegni presentano immagini forti mentre i collages, per la maggior parte realizzati nel 1970, sono stranamente curiosi, ironici, una sorta di meditazione sulla pubblicità. I fogli sono quelli delle riviste dell’epoca, “L’Espresso” in molti casi, sui quali Alceo Poltronieri ha fatto elaborazioni e inserito le sue facce, quelle che resteranno in tutta la sua produzione successiva, come un’ossessione.

Completano l’esposizione sette quadri al olio, su tela o cartone telato, dello stesso periodo dei disegni.

«Le parole chiave del lavoro di Poltronieri sono giocosità e drammaticità tutto ruota intono a questi due concetti. Aveva anche un forte gusto del colore che trasferiva in modo intenso ed espressivo» (Giovanni Pasetti).

Alla vernice, proprio per dar conto della poliedricità del personaggio, saranno distribuiti dei libretti con poesie scritte da Alceo Poltronieri. Durante la mostra si terrà un incontro in galleria per parlare della sua arte. La galleria, dal prossimo mese, diffonderà un nuovo foglio informativo sulla sua programmazione e sull’arte più in generale. Diventeranno abituali gli appuntamenti nella sede espositiva per parlare e discutere di artisti, di pittura e di scultura.

Paola Cortese

Dipingeva per se stesso, oggi è tra i più ricercati


La Donna Mantovana

Il Sogno sboccia dal Caos

Gazzetta di Mantova

Atelier d'Arte Ducale: Alceo Poltronieri ai Raggi X

error: Content is protected !!